Mariano e la Drava !!!!!

Nell'attesa del mio rientro dalla Svizzera lascio a voi il resoconto di Mariano amico randagio che è andato a vivere la pista ciclabile della Drava, grande avventura che mette a nudo l'anima di Mariano, alla ricerca dell'oltre .

Finalmente, dopo tanti tentennamenti dovuti ai capricci di un giugno piovoso, venerdì 17 (incrociamo le dita), partiamo per l'avventura da tempo prefissata.
Ore 5,30; all'appello risponde solo Mario. Dopo una notte quasi insonne, puntiamo le bici verso Trento. Risaliamo la ventosa Valdastico pedalando con la giusta tranquillità ritrovandoci senza fatica ai 1083 metri del valico della Fricca. L'aria frizzante ci accompagna lungo la discesa verso Trento che schiviamo deviando verso Mattarello. Entriamo in ciclabile e comincia il sogno. Pedalare senza l'assillo del traffico è stupendo. Le ruote girano libere e i pensieri rincorrono l'incoscenza del tuo essere. Riaffiorano i ricordi della scorsa V.R.V. che danno alito alla nostra impresa. A Bolzano breve sosta in una baracchetta lungo la ciclabile. Una pasta una birra e via! Lì conosciamo due signore di Monaco che a tappe vogliono arrivare fino a Roma. City bike stracariche e ottimismo da vendere! Grandi e brave queste donne teutoniche libere dalla schiavitù di doveri presunti tali. Adesso comincia la parte sconosciuta della randonnèe. Direzione Bressanone; qui molti tratti di ciclabile hanno un'asfaltatura recente. Passiamo delle gallerie illuminate e in breve arriviamo a Novacella. Una freccia indica la celebre abbazia ma rimandiamo ad altra occasione la visita e la degustazione dei suoi rinomati vini. Appena fuori il paese, incomincia un tratto in sterrato molto impegnativo che attraversando un bosco, dopo varie peripezie,ci porta sulla strada della Val Pusteria.
Di nuovo in ciclabile verso Brunico, dapprima sulla parte sinistra della valle, attraversando con continui saliscendi stupende contrade, e poi sulla parte destra attraverso boschi e paesi. Entriamo a Brunico pedalando in strada malmessa. Adesso ci sono molti pezzi in sterrato che le pioggie hanno trasformato in palude. Impantanati come cani ritroviamo l'asfalto e puntiamo verso Dobbiaco. Incontriamo un ciclista di San Candido appiedato da una foratura. E'sprovvisto di pompa e camera. In un attimo sistemiamo il suo problema e lui per ringraziarci ci accompagna fino all'imbocco della ciclabile che porta a Lienz.
Ci buttiamo a capofitto in una ciclabile senza nessun tipo di traffico e alle 20 arriviamo nella città austriaca dopo 300km. Dobbiamo mangiare qualcosa perchè la fame e la notte incombono. Con sgradita sorpresa, non riusciamo a trovare locali con cucine funzionanti. Una ventina di chilometri dopo Lienz sulla sinistra lungo la ciclabile un locale di nome Marinelli ci dà qulche speranza. Vista l'ora, riusciamo a strappare quattro panini con lo speck e un paio di fette di dolce accompagnati dall'ottima birra austriaca. Stiamo bene e ripartiamo rinfrancati. Adesso la pista si fa sterrata. La strada e divisa da una striscia d'erba che fa da mezzeria, e ciò ci fa venire a mente le cavedagne di campagna che noi veneti chiamiamo con questo termine. Sterrato a volte buono e altre al limite dell'equilibrio. Si attraversano boscaglie con continui saliscendi e paesi oscuri dove non esiste nessun tipo di illuminazione pubblica.
Come fantasmi, viaggiamo in qesta notte austriaca dai contorni misteriosi. Per adesso il tempo tiene e non piove. A 35 km. da Spittal, ci inerpichiamo su una salita al 15%. Dopo alcuni chilometri di sofferenza mi viene il dubbio di avere sbagliato. Fino adesso le indicazioni della R1 ,sigla della ciclabile, erano state perfette. Torniamo sui nostri passi e infatti, appena all'imbocco della salita, un cartello seminascosto, ci indirizza nella giusta via. Avanziamo nella tenebra assoluta, della Drava intuiamo la presenza e basta. Il piccolo torrente che ci ha accompagnato all'inizio, probabilmente ha cambiato fisionomia trasformandosi in un rispettabile corso d'acqua. Improvvisamente lungo un rettilineo oscuro emerge un'ombra che ci fa sobbalzare. E' un ragazzo probabilmente ubriaco che ci grida qualcosa, forse un saluto o un incitamento, ma pensiamo sia meglio non approfondire e allunghiamo il passo. E' l'una di notte; all'improvviso una visione!!! Sulla sinistra, attraversando un paese scorgiamo un locale aperto. Entriamo e veniamo accolti da sguardi stupiti e indagatori. Una bestia d'uomo si alza e mi si fa incontro; mamma mia, questo mi ammazza!! Invece mi dà la mano e una pacca sulla spalla farfugliando qualcosa che ovviamente non capisco. Un altro ci accoglie al grido Pantani Pantani!!! Ma è proprio vero che nessuno è profeta in patria!!! Da noi Marco è stato defraudato e calpestato mentre in questo paesino disperso dell'Austria è ancora un mito. Come se adesso i professionisti fossero tutte mammole e santi. Passaporti biologici, bistecche contaminate e cazzate varie. Meglio non pensarci altrimenti m'incazzo!!! Certo che il significato del termine coerenza è stato dimenticato. Birra, dolce e caffè doppio è il menù di questa sosta. Ripartimo, adesso comincia a piovere sia pure in modo leggero.
Non riusciamo a capire un cartello, fatto sta che ci ritroviamo sulla strada n.100 che ci porta a Spittal. Adesso non piove più e giunti nel centro del paese ritroviamo la ciclabile. Qui le segalazioni scarseggiano e abbiamo difficoltà a viaggiare sulla pista. Infatti dopo avere attraversato un ponte sulla Drava, ci inerpichiamo su una strada sterrata dal fondo dissestato. D'improvviso la strada finisce e si trasforma in un sentiero erboso. No!! Per quanto spartani siano gli austriaci, questa non è la R1. Un pò seccati ritorniamo indietro e riprendiamo la n.100 che ci porta a Villach. Ormai albeggia e
ritrovata la ciclabile proseguiamo lungo la Drava che finalmente ammiriamo nella sua grandezza. Un pescatore ci dà la giusta dritta e dopo una quindicina di chilometri misti tra asfalto e sterrato giungiamo a Rosegg. Nella schiena abbiamo già 450 chilometri e il peso delle bici cariche con borse anteriori e posteriori comincia a farsi sentire. Fortunatamente appena entrati in paese a destra della ciclabile, in questo tratto a traffico promiscuo, vediamo un posto ristoro adeguatamente attrezzato. Qui si può pernottare, ma per adesso non è il caso. Ordiniamo una buona colazione con pane burro marmellata e vari accessori made in Austria che immadiatamente ci ricaricano le batterie. Riprendiamo la marcia e dopo 15 chilometri di percorso in gran parte sterrato, decidiamo di salire a St.Jacob I.Rosental e proseguire verso Ferlach sulla strada n.85, che conosciamo a menadito per averla percorsa varie volte nella 400 di Portogruaro. Dopo Ferlach cominciano a profilarsi numerosi saliscendi finchè ci ritroviamo a scalare una salita pazzesca. Maledizione; qui siamo passati dalla padella alla brace e cominciamo a rimpiangere gli sterrati della ciclabile. Arrivati a Gallizien, ci ributtiamo sulla ciclabile dopo una discesa mozzafiato. Ritroviamo subito lo sterrato che per venti chilometri ci terrà compagnia fino a Volkermarkt. Lo sterrato e in buone condizioni e con le nostre bici da corsa non troviamo grosse difficoltà. Adesso cominciamo a trovare altri ciclisti, ma nessuno con la superleggera; o mountain bike o city bike.
Ci salutano e ci sorridono, guardandoci un pò così, pensando che solo gli italiani possono pensare di percorrere la ciclabile della Drava con questi mezzi. Non importa, l'importante è provare. Siamo a Volkermarkt, adesso la Drava fa paura, sembra un lago data la sua vastità. Ci fermiamo in un grill di ristoro e facciamo un pieno di energie a base di carne e patate. Lì i primi piatti non esistono e bisogna adattarsi; prendiamo pure un'insalata mista con cetriolo annesso, primo imputato, poi assolto, per il batterio Killer. Dopo oltre 500 chilometri, stiamo ancora bene e adesso davanti a noi, si profila il pezzo più affascinante del percorso. Si viaggia in prevalenza su strade a traffico promiscuo, ma praticamente ci siamo solo noi e siamo i padroni della strada. Saliscendi su meravigliose colline costellate di crocifissi in legno di varie misure e colori, messi lì quasi ad incoraggiare i viandanti in bici. Ora, le segnalazioni della ciclabile sono perfette, è impossibile sbagliare, qui in Carinzia si è notato il salto di qualità della R1. Dopo un breve tratto di sterrato appena fuori un sottopassaggio, giriamo seccamente a destra e saliamo sulla ciclabile ricavata sul lato di un ponte ferroviario dall'altezza vertiginosa.
E' alto 96 metri ed è il ponte ferroviario più alto della Carinzia. La ciclabile è larga un metro e mezzo e la balaustra non sembra sufficentemente alta da infondere sicurezza. A metà ponte una decina di persone sono ferme sulla ciclabile. Smontiamo dalla bici e guardiamo sotto di noi; la Drava sembra ti guardi con forza magnetica quasi ad attirarti nelle sue viscere. Con orrore capiamo che in questo ponte vengono effettuati dei salti con l'elastico e arriviamo giusti in tempo per assistere al tuffo di un pazzo che ridendo si lancia nel vuoto. Un'altro si prepara subito per un altro salto e noi ne approfittiamo immediatamente per scappare da questo covo di pazzi. Il bello è che questi pazzoidi, erano tutte persone di una certa età e di una grande stazza. Mancava solo che arrivasse il treno e la frittata era fatta. Tra vibrazioni e salti di pazzi, come dicono i romani, il ponte me se sbraca!! Dopo poco troviamo un altro ponte. E' un ponte in legno sospeso tenuto da due grosse funi in acciaio. E'd'obbligo passarlo con bici alla mano per via delle fessure
esistenti tra una tavola all'altra. Adesso la ciclabile corre parallela alla strada n.80 che porta a Lavamund che è anche l'ultimo paese austriaco al confine sloveno. Entriamo in Slovenia un pò mosci, qualche piccola crisi interiore comincia a bussare sulla nostra testa quasi a demolire le nostre certezze. In un market riempiamo le borracce e prendiamo un gelato. Ripartiamo e in breve siamo Dravograd. Questo mi sembra un paese abbastanza
trascurato, le strade sono accidentate per lavori in corso e gli automobilisti non sono disciplinati come in Austria. Un cartello stradale indica che Maribor dista 63 chilometri. Un senso di sconforto mi invade e decidiamo di proseguire sulla strada normale perchè la guida in mio possesso indica che adesso ci sono numerosi tratti di sterrato sassoso. Ne abbiamo già abbastanza di sterrato per oggi. Comunque la nostra non si dimostra una gran scelta in particolar modo per il volume di traffico esistente su questa arteria. Poi i saliscendi ci sono anche qui anche se non particolarmente duri. Era meglio provare la ciclabile ma ormai siamo in ballo e una volta superata Podvelka non è possibile rientrarvi fino a Maribor perchè oltre a correre sull'altra sponda della Drava, essa si allontana di molto dalla strada n.1 che stiamo percorrendo. A pochi chilometri da Maribor, ci fermiamo su una baracca in legno posta sul lato stradale. Siamo letteralmente fusi di testa e decidiamo sia pure a malincuore di girare la prua delle bici sulla via del ritorno. Il mio ciclocomputer, segna 607 chilometri e l'orologio le 15,45 di sabato 18. Riprendiamo la marcia verso Lavamund un pò rinfrancati. Alle 19 appena passata Lavamund ci fermiamo a Neuhaus dove ci facciamo una splendida pizza. Prendiamo una camera per riposarci qualche ora. L'accordo con la signora è che ripartiremo all'una di notte. Paghiamo subito il conto e lei ci da le chiavi per aprire la stanza dove sono custodite le bici. Doccia e a letto. Io più di tanto non dormo e alle 22 sento che comincia a piovere. Di ora in ora l'intensità della pioggia aumenta e all'una c'è un'autentica bufera. Non è certo il caso di ripartire con un tempaccio del genere visti anche i posti che dovremo attraversare. Ogni tanto mi alzo per controllare il tempo in corso, ma non c'è verso; pioggia e vento sono i padroni incontrastati. Alle 5 di mattina rompo gli indugi; sveglio Mario e lo convinco a partire. Scendiamo nella stanza dove sono custodite le bici e ci prepariamo al viaggio. Sopra le bici, troviamo dei panini che la gentile signora ci ha preparato; uno lo mangiamo subito, e l'altro lo mettiamo nella borsa sicuri che più avanti ci verrà utile. Indosso il completo in goretex con giacca pantaloni e cappuccio e via verso l'avventura. Piove che è un piacere, almeno il vento comunque si è placato e gradatamente cominciamo a pedalare di buona lena. Il riposo notturno ci ha giovato, le gambe girano ed il morale è risalito. Arriviamo al ponte sospeso in legno; pian piano, lo attraversiamo a cavallo delle bici. All'improvviso, mi viene la tentazione di provare a passare con la ruota anteriore sopra la fessura che separa una tavola dall'altra e difatti la mia percezione è giusta, visto che la ruota rimane incastrata nello spacco esistente tra le due tavole di legno. Risultato; una gran botta nel basso ventre con conseguente scentratura della ruota anteriore. Poco male, tanto con 32 raggi si può far questo ed altro. Ripassiamo sopra il ponte ferroviario che a quest'ora è deserto, pazzi non ce ne sono ad esclusione di noi. Continua a piovere senza ritegno, la temperatura si mantiene attorno ai nove gradi però pedalando non fa freddo. Come unici compagni, le mucche che saggiamente stando al riparo sotto le piante, ci fissano con i loro occhi languidi e tristi e le lepri, che sbucando all'improvviso, corrono lungo i pendii con le loro orecchie dritte. Povere care bestie, assetate di vita e di dolcezza inconsapevoli e felici nella loro semplice esistenza. Noi bestie umane, purtroppo dalle bestie impariamo poco o nulla, viviamo nel nostro egoismo pensando che la vita sia tutta lì a misura nostra ed esclusiva. Siamo umani, ma di una umanità bestiale ed imbecille. Ma andiamo avanti che la strada da percorrere è ancora tanta.
Dopo Volkermarkt ricominciano gli sterrati, e che sterrati. Piove a dirotto, la pista è allagata e le ruote affondano sul fondo stradale inzuppato d'acqua. La velocità è sempre sotto ai 20 orari e il fango ci sta ricoprendo come una seconda pelle. Stiamo correndo una Parigi Roubaix e una cinque mulini allo stesso tempo; le ruote faticano ad emergere da pozzanghe di dieci centimetri ed andare avanti costa molta fatica. La bufera ci circonda e la Drava appare sempre più minacciosa. Questo tratto è lungo più di 20 chilometri e speriamo di uscirne indenni. Passiamo un ponte in legno sopra un torrente che si getta nella Drava; acque fangose con detriti di legno sbattono con violenza inaudita contro i pilastri del ponte, speriamo regga almeno fino al nostro passaggio. Ultima emozione l'attraversamento della Drava sopra una diga in cui si snoda la cilabile. Qui bisogna fare attenzione alle rotaie rialzate della gru semovente posta sulla diga per rimuovere i detriti che si fermano su di essa. Finalmente dopo verie peripezie, arriviamo a Ferlach. Usciamo dalla ciclabile per prendere la solita 85 che ci porterà al Tarvisio. Entriamo nel bar di un distributore Agip con titubanza per via del pantano che abbiamo addosso e dopo un lauto rifornimento, ci avviamo sulla via di casa. Adesso il tempo è migliorato e il sole comincia a riscaldarci. All'una e trenta siamo al Tarvisio con nelle gambe 780 chilometri. Siamo in Italia e il mangiare non è più un problema. Una pasta e riprendiamo il viaggio; 250 chilometri ci separano dal tetto familiare e non sarà uno scherzo arrivarci. La monotonia della lunga discesa ci assale, i chilometri non passano mai e una velata stanchezza comincia a impadronirsi di noi. Unica piacevole sorpresa, la ciclabile targata FVG1 che da Chiusaforte porta a Resiutta. Sono solo otto chilometri ma è già qualcosa.
Se la continuano, potrebbe arrivare fino all'Austria e collegarsi con la R1 della Drava. Ma tutto questo è forse un sogno e una speranza, vedremo. Adesso è solo noia nei lunghi rettilinei che portano a Pordenone. Fino a Bassano del Grappa, troveremo solo semafori traffico caos e fretta. Frutto di una pianificazione urbana basata solo sull'interesse e profitto selvaggio. Altro che ricco nordest, qui si vive da cani o meglio da foche ammaestrate e immolate sull'altare di una cieca idiozia. Cominciamo già a rimpiangere le piste allagate della Drava. Dopo tanto penare alle una e trenta di domenica notte siamo a casa .
Dati della randonnèe
km percorsi 1030
tempo impiegato 68 ore
media oraria 21km
dislivello 6800mt

GRANDISSIMI MARIANO E MARIO

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