eroica resoconto di Angelo

L’EROICA:
La mia avventura eroica inizia il 4 ottobre 2008 intorno le 13.00 a S.Maria di Negrar dove mi sono aggregato al glorioso gruppo di Randonnèe Negraresi (capitanati dal “randagio vip” Giorgio Murari) alla volta di Gaiole in Chianti. In verità l’eroica per me era iniziata molto prima, ovvero dal momento in cui Angelo Cottini illustre collega e capo mastro per coincidenza di S.Pietro Incariano (vicino a S.Maria di Negrar) mi fece trovare in cantiere la bicicletta eroica che cercavo. La sua vecchia bici da corsa con tanto di adeguata polvere ed altrettante ragnatele. Tali da non intendere sia la marca sia l’anno di costruzione. Sinceramente rimasi freddo alla circostanza. Ma una volta a casa e dopo una bella ripulita passando con straccio ed alcol ogni minimo particolare ogni piccola parte di componente scoprivo che si trattava di una bicicletta ancora perfetta nei sincronismi e nell’estetica delle cromature. E’ stato in quell’attimo che per me ebbe inizio “l’avventura eroica”. Da quel momento in poi piano piano mi saliva l’emozione e la voglia di partecipare a questo avvenimento. Dovevo scoprire l’anno di costruzione e la marca di questa bici e dopo qualche ricerca ci riuscii. Si tratta di una GRANDIS del 1975. Successivamente iniziava la ricerca di un adeguato abbigliamento sempre di epoca simile. Recuperai quindi scarpette in pelle Corvaro, caschetto e un glorioso completino in lana della Salvarani originale di Pietro Guerra (ringrazio di cuore gli amici Eugenio e Dario). Tutto risultava perfetto, adeguato, non potevo chiedere di meglio per partecipare a questo mitico evento. Tranne un dettaglio, la preparazione fisica. Passava il tempo si avvicinava il 5 ottobre e riuscivo ad allenarmi sempre meno. Praticamente da Luglio non mi sono più allenato, come si è visto nella granfondo avesani dove i miei compagni di squadra mi hanno tirato su per tutta la perifosse… Un disastro, ero demoralizzato ma la dovevo fare. Dovevo partecipare all’eroica anche solo per il percorso corto. Arriva la mattina del 4 ottobre. Come spesso succede preparo all’ultimo momento l’affardellamento eroico e scopro che mi sono scordato la pompa (quella lunga da mettere sul piantone della bici, che mi aveva procurato Eugenio) e i guantini. Preparo la borsa, carico la macchina e parto per Negrar. A Domegliara passo davanti a Fontana dove trovo pompa e guantini. Ci siamo, ho tutto perfettamente al suo posto. Prendo coraggio. Si parte…
Caricato il camper di Adriano, io, Giorgio, Marco, Gianfranco (el sio) e lo stesso Adriano, dopo tre ore siamo nel Senese e dopo qualche curva ribalta stomaco arriviamo a Gaiole in Chianti. Sembra a prima vista la vigilia di una comune granfondo. Ma non appena girato l’angolo del municipio dove nel retro si radunava l’organizzazione dell’evento eroica, rimasi quasi imbarazzato. Sembrava il tempo fosse stato fermato. Gente dappertutto con bici ed abbigliamento d’epoca, mercatini improvvisati di qualsiasi pezzo, bici, abbigliamento di una certa data. Si respirava un’aria fresca, pulita rimasta incontaminata!
Ritiro dei numeri , giretto tra tra le bancarelle d’epoca, passeggiata in Gaiole e poi sul camper per la cena. Nel frattempo ci raggiunge Mauro un altro randonnèe e tra un racconto e l’altro si mangia tutti insieme. La notte sarà corta per una giornata molto lunga quindi meglio rintanarsi sotto coperta di buon’ora…
Sveglia alle 5 e si è dormito veramente poco, apro la porta del camper e dal buio una lama di freddo ci assale. Aiuto, c’è solo 1 grado, da ritornare subito in branda!
Adriano come per la cena ci prepara a tutti la colazione, che personaggio. Poi di riffete e raffete ci infiliamo le belle (e calde) maglie di lana accendiamo i fanali e via di corsa (nel senso di corsa a piedi per scaldarsi) verso la partenza. Timbriamo alle sei in punto, c’è buio, troppo freddo e non si capisce neanche dove si deve andare… seguo i fanalini e spero che la situazione migliori, che faccia chiaro, che venga il sole!
Un’oretta scarsa e si intravede il chiarore, inizia la salita e poi il primo sterrato in discesa. C’è ancora troppo buio per vedere dove si mettono le ruote ed allora tutti dietro al Sio!
Si intravede Siena, si prende confidenza con gli sterrati e con gli aspri saliscendi del chianti. Una meraviglia, la situazione risulta difficile da spiegare, forse non è da spiegare, è li e noi siamo li…
Primo ristoro e controllo, ci timbrano alle 8.25, poi finalmente si mangia e si beve roba calda. Si riparte e comincio a pensare al bivio per il percorso corto. Ragiono, calcolo, in due ore e mezza abbiamo fatto 48 km cosa ci aspetterà oggi? Ho deciso per il corto sento già ora un pò di stanchezza ed aspetto il bivio al 60° km per salutare la compagnia. Eccolo, mi viene da piangere a girare, siamo un gruppetto di una trentina e nessuno gira… Perché non giri mi dicono io rispondo così di getto: “va in cul no gira nessuni me toca tirar drito” … man mano che passano i km prendo sempre più coraggio, ci provo sono qui, sempre avanti poi si vedrà. Si ride si scherza si parla si pedala si… assapora l’evento, la compagnia è ideale è perfetta.
Quasi in cima alla salita di Montalcino Marco stramazza per terra di colpo. Cos’è successo? Si rialza e vedo che cammina con il puntapiede ed il pedale attaccato, si è spezzata di netto la pedivella. Peccato, dobbiamo lasciare un compagno di avventura, non c’è altro da fare. Raggiunto il rifornimento di Montalcino ci salutiamo e ci diamo appuntamento al camper!
Giro di boa, giù, su, polvere, dov’è l’asfalto? Poco asfalto, tanto sterrato, si viaggia a 19/20 di media e non si fanno chilometri. Ora di pranzo (12.45) e si sosta piacevolmente all’agriturismo Pieve a Salti dove troviamo ogni ben di dio compreso un caldo e sognato sole. La ribollita come le bruschette vanno giù con piacere, è un banchetto infinito e ci si concede anche un bicchiere di buon chianti. Ormai 120 km sono alle spalle ma è ancora lunga. Giorgio dice che il resto è facile ma subito un toscanaccio gli risponde: “..e le rampaccie degli ultimi 40 chilometri dove tu le metti… con la ribollita che comincia a spingerti da dietro…” ci si fa una bella risata e “preoccupati” si continua. Maremma bucaiola, aveva ragione il toscanaccio. Per arrivare al monte Sante Marie (credo si chiami così perché ne vedi più di una) si soffrono parecchio gli strappi al 20% e ormai ci accompagna anche la stanchezza. Si prosegue e ogni tanto i migliori aspettano gli altri e si fa gruppo. Penso sia la chiave della giornata, l’amalgama. Avanti avanti, meno 40, meno 30 meno 20, la media è stabile 19,5 . Perfetto ce la faccio. Manca l’ultima salita, Adriano mi dice: “ dai Angelo te manca la spighetta (torri-albisano) e dopo te si a casa…” E così sia. Fine della salita si deve scendere a Gaiole per la festa, manca veramente poco. Lo sterrato è molto sconnesso sono con el Sio. Si parla e si sorride. Ai due chilometri el Sio fora , imprecazioni, neanche tante, si ripara la ruota e si riparte. Non salgo in bici ho la ruota sgonfia. Ancora imprecazioni stavolta tante. Qualche pompata e giù di corsa, siamo a Gaiole, è quasi sera la gente ci applaude e noi sappiamo il perché. L’ultimo timbro, sono le 18.04. C’è Marco c’è tanta gente, ricomincia a far freddo, ci salutano, ci chiedono, ancora qualche foto. E’ stata un’impresa eroica. Grazie agli organizzatori, grazie agli amici di Negrar che mi hanno trascinato nell’avventura, grazie a tutti gli EROICI dell’EROICA.
Angelo Perbellini

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