Mauro Zanca Großen Bayern - Rundfahrt 10.-14.08.2009

Zanca Mauro compagno di avventura nelle super randonnèe negli ultimi due anni , giovane "cavvallo pazzo" , dopo la "magica" l.e.l. ha voluto mettersi alla prova da solo senza l'armata brancaleone in una super randonnèe , ne è partorito un fantastico viaggio alla scoperta del propio io , ecco a voi il resoconto.

Germania, Osterdorf, piccolo paesino ad un centinaio di chilometri a nord di Monaco di Baviera.Randonnee da 1267 km che si sviluppa lungo tutta la Baviera con un dislivello totale che credo superi abbondantemente i 10.000 metri.

Antefatti.
Al mio arrivo a Lee Valley nei sobborghi di Londra, dopo aver portato a termine la randonnee London-Edinburgh-London (http://www.londonedinburghlondon.co.uk) qualcosa non mi aveva pienamente soddisfatto.
Organizzazione perfetta, compagni di viaggio affidabili, condizioni meteo difficili, soddisfazione personale per aver portato a termine con successo una piccola impresa, avrei dovuto essere appagato. Invece no. Forse è colpa del mio stato di forma che ha reso tutto troppo facile o forse è solo la mia insanabile insoddisfazione.
In ogni caso appena giunto a casa mi connetto su internet nella disperata ricerca di qualcos'altro.Madrid-Gijon-Madrid, ci partecipano un bel po' di italiani, mando una email di richiesta ma la risposta è:”Ya no es posible. El plazo de inscripcion finalizo el 30 de Junio. Saludos”. Ma come facevo a sapere a fine Giugno in che stato mi sarei trovato dopo una randonnee da 1400 km? Mi sembra insensato, peccato, ma per fortuna ho trovato altre alternative.
Super Brevet Scandinavia, Danimarca. Sono posti che mi intrigano e che non conosco, mando una email fiducioso. Dopo qualche giorno la risposta:”Hi Mauro, I think all seats are taken this year. We hope to ride the brevet again in year 2013.”. Mi sembra uno scherzo, per quel poco che mi conosco nel 2013 chissà dove potrei essere!!
Mi resta il Big Tour of Bavaria come “ultima spiaggia”. Cosa posso aspettarmi da dei Teutonici?
Non sono certo famosi per la loro elasticità! Mando una email senza molte speranze.
Intanto continuo a cercare nel mare di internet alla ricerca di qualcosa che non so neanch'io cos'è. Arriva velocissima la risposta dalla Famiglia Weimann, organizzatrice dell'evento:”Hi Mauro, yes
you can be present. Please send the Homologationsnumbers* for the 200, 300, 400 and 600km Brevet.”.
Per poter partecipare alla London-Edinburgh-London non era richiesta l'omologazione di alcun brevetto ma, in previsione di una mia eventuale partecipazione alla Madrid-Gijon-Madrid avevo conseguito tutti i brevetti necessari, che ora mi tornano utili per poter partecipare alla Großen Bayern – Rundfahrt. Come direbbe mio padre: “impara l'arte e mettila da parte”. In fretta e furia mando i miei numeri alla Famiglia Weimann e la mia mente già comincia a pianificare la prossima avventura.

Preparativi.
Bicicletta: dopo la LEL ci sono alcune cosette da sistemare.
Dopo quattro giorni di pioggia nella grigia Albione la bici ha bisogno di un po' di manutenzione;guaine e cavi nuovi, pulita al movimento centrale che cigola, pattini dei freni nuovi, un paio di bombolette e due camere d'aria. Per tutto questo mi fido ciecamente dei ragazzi di Bike Evolution, a ognuno il proprio mestiere.
Abbigliamento: si tratta di prendere su un po' di tutto come a Londra, compreso l'abbigliamento per la pioggia. Le previsioni meteo parlano di deboli e improbabili precipitazioni ma da quando le previsioni hanno cominciato a farle gli albergatori non mi fido più come prima.
Alimentazione e integrazione: in base alla mia esperienza non avrò problemi a procurarmi carboidrati più o meno semplici come panini con marmellate varie o fette di torta. Eccetto la LEL ho sempre avuto qualche difficoltà nei punti di controllo e ristoro, a procurami cibo solido a base proteica; porterò con me 4-5 buste da 30 gr. di proteine in polvere. Inoltre per me è importante portare degli amminoacidi e qualche barretta da mangiare di notte, quando è più difficile trovare da mangiare. Ovviamente vale la regola che se non si mangia non si pedala, per la dieta c'è tempo tutto il resto dell'anno; meglio mangiare qualcosa in più piuttosto che in meno.

Strategia: ebbene si, la strategia che si vuole adottare è importante, c'è chi la cura nel minimo dettaglio e chi meno ma ognuno prima della partenza ne ha una in testa. Io non sono il tipo da prepararmi tabelle orarie ma un'idea di base già ce l'ho. Avrò a disposizione un solo Bag-Drop** al sesto controllo a Waging am See che si trova al chilometro 586,4. E' più o meno a metà percorso e potrebbe andar bene ma, se dovesse piovere nei primi chilometri e avessi bisogno di lavarmi potrebbe essere troppo lontano. Psicologicamente io ho bisogno di lavarmi;l'eventualità di non poter lavarmi mi da veramente fastidio. C'è chi riesce a fare la randonnee senza una doccia o un cambio, personalmente il solo pensiero mi manderebbe fuori di testa; per questo adotterò una strategia che non ho mai adottato prima. Porterò con me fin dalla partenza un cambio estivo nelle borse nel caso in cui ne avessi bisogno prima di Waging am See. Una volta giunto al punto di controllo del bag-drop nella borsa troverò un doppio cambio, uno da utilizzare subito e l'altro da portare con me e che sostituirebbe quello eventualmente utilizzato in precedenza.
Per quanto riguarda il sonno invece, la mia prima pausa sarà a Waging am See dopo una doccia e dopo aver messo qualcosa sotto i denti. Non dormirò per più di 36 ore, la partenza è fissata alle 10 di lunedì mattina, quindi partirò da riposato e sarà un bel vantaggio.

Osterdorf
Osterdorf, il punto di partenza e arrivo è una scuola.
Appuntamento fissato a Domenica 09 Agosto alle 15,00 per il controllo/ispezione della bicicletta.
Arrivo in auto con un'ora di anticipo, poco male, avrò il tempo necessario per montare le borse e ritoccare le ultime viti. Faccio conoscenza con Johann e Stefan, il primo è un ragazzotto con una tenda che è tanto grande da sembrare un appartamento mobile, il secondo invece è un cinquantenne dalla carnagione scura e amante delle alte temperature della nostra Italia. Mentre sono in fila per il
controllo faccio conoscenza con Karl ed Heidi, marito e moglie della famiglia Weimann. Karl è un uomo alla buona che è rimasto giovane nonostante stia ormai sulla sessantina mentre Heidi sprizza simpatia da tutti i pori, chiacchierona e piena di entusiasmo, mi ricorda molto mia madre nel suo modo di fare. Devo dire che sono tutti molto entusiasti e gioviali, molto lontani dallo stereotipo tedesco; per assurdo mi sento il più musone della compagnia.
Al controllo, situato sotto un tendone bianco, tocca a me: luce anteriore ok, luce sul caschetto ok,doppie luci posteriori ok, giubbottino riflettente ok e poi mi chiedono dei pattini di scorta. Sul regolamento non l'avevo letto ma ho comunque con me una doppia coppia, nessun problema. La faccenda però mi lascia un po' perplesso. Se mi chiedono i pattini di scorta significa che c'è la possibilità che si consumino molto e di solito i pattini dei freni si consumano molto sotto la pioggia. Cattivi pensieri, le previsioni meteo dicevano deboli e improbabili precipitazioni; con tutta la pioggia presa in Gran Bretagna mi sento a credito con la sorte.
Mi fanno firmare un foglietto in tedesco dove probabilmente ci sarà scritto che sollevo l'organizzazione da tutti i possibili cataclismi dell'universo e che comunque vada sarà sempre e solo colpa mia. Firmo e vado a ritirare il mio pacco gara. Numero, maglietta dell'evento, borsa di tela per metterci dentro le cose per il bag-drop, fotocopie di cartine stradali e road-book***. Zero minchiate.
Numero e libretto personalizzato dei controlli, dove ad ogni controllo
verrà apposto un timbro a garanzia del mio passaggio.
Faccio conoscenza con alcuni randonneur tedeschi, poi si va a cena.
Pensavo di trovarmi di fronte a würstel, crauti e patate e invece mi ritrovo un piatto di pasta, pane,fette di torta dei più disparati tipi e yogurt. Sono un po' deluso, dato che sono in Germania avrei preferito mangiare cose tedesche e non l' ”international cyclist lunch”; purtroppo per me sarà una costante per tutto il resto della mia permanenza.
Dopo cena sento della musica entrare in sala da pranzo, proveniente dall'ingresso, è la banda del posto. Non credo sia quella del paese perché i musicisti sono arrivati con le automobili. Mi sembra una cosa un po' ridicola e leggermente pacchiana ma non posso esimermi dall'applaudire entusiasta.
La gente di Osterdorf sembra che apprezzi molto la cosa e quando finalmente sembra tutto finito ecco il colpo di scena: adesso tocca all'inno nazionale; cominciano con l'inglese, poi canadese,bulgaro e via discorrendo. Spero si siano dimenticati di me, sono l'unico italiano presente, penso che forse potrei chiederne la dispensa e invece il buon Karl non si dimentica di me e mi ritrovo a cantare l'inno di Mameli di fronte a un centinaio di persone. Subito mi sento un po' a disagio, disolito lo si canta per le cose importanti; questa è una cosa importante? Non mi sono mai sentito orgoglioso di essere italiano tanto come in quel momento e, mentre cantavo con la pelle d'oca sulle braccia, dentro di me pensavo: “Non posso fare brutta figura, cazzo!!”.
Finita la cerimonia, prendo una birra e mi metto a studiare il road-book e le mappe stradali. Avrò con me sua maestà Garmin Edge 705 con le traccie della randonnee ma voglio comunque andare sul sicuro nel caso in cui incontrassi qualche problema, meglio sempre essere prudenti.
Vado a dormire, all'indomani si inizia a ballare, sono tranquillo, so che ce la farò.
Si parte Lunedì 10 Agosto mi sveglio verso le sette. Non ho dormito molto bene, durante la notte mi sono svegliato parecchie volte e non è da me. Mi preparo, faccio mente locale e mentalmente ripasso a memoria la mia attrezzatura per verificare che non abbia dimenticato nulla. Controllo la bici, le borse e vado a fare colazione. Mangio qualche fetta di torta e bevo una tazza di caffè, c'è sempre chi
si ingozza convinto che tra un cammello ed un homo sapiens non ci sia poi molta differenza.
Alle 10 si parte, ci siamo.
Wertingen -primo controllo-
Sono reduce dalla LEL, ottime sensazioni forse anche troppo; ho scaricato per una settimana e tuttomi fa pensare che dovrei andar bene. Sono pieno di fiducia, sono convinto che mi divertirò con la gamba che mi ritrovo. Viaggerò da solo, ho sempre viaggiato in ottima compagnia ma stavolta voglio fare un'esperienza diversa, voglio viaggiare in solitudine, ho voglia di silenzio.
Con i primi chilometri e la prima salitella ho le gambe ancora un po' imballate ma sono certo che appena si scalderanno un po' andrò meglio. Sono nel gruppo dei primi, siamo ancora all'inizio e in alcuni tratti in pianura si va ai 40km/h ma faccio fatica; faccio fatica a stare a ruota ed un tarlo mi si insinua nel cervello. Intanto dopo 36 km inizia a piovere, eppure ero convinto di essere a credito con la fortuna. Le gambe mi bruciano un po', mi sembra strano, preferisco stare nel gruppetto successivo. Resto in loro compagnia fino al primo controllo che altro non è che una pompa di benzina dove la commessa dello shop si presta a vidimare le nostre carte di viaggio. Ne approfitto per mangiare una barretta; pedalati 83,2 km, ne mancano solo poco meno di 1200. Meglio non pensarci.
Jllertal Ost -secondo controllo-
Sono sempre nel secondo gruppetto, faccio fatica a stare a ruota, non si va a più di 35 km/h.
Non sono loro che vanno forte ma sono io che son fermo; la randonnee parte con la piega sbagliata,e dopo una decina di chilometri foro. Con il senno di poi penso sia stato un colpo di fortuna quella foratura; non avrei potuto tenere quell'andatura a lungo, forse è stato meglio così. Vado per cambiare la camera ma mi accorgo che quella nuova è rotta nella saldatura tra la valvola della camera e la camera stessa; per fortuna ne ho un'altra. Riparo la ruota e riparto ma adesso non ho più camere di scorta e utilizzando la pompetta portatile la gomma rimane sempre un po' sgonfia, la pressione è quello che è e dovrò stare attento alle buche. Mentre stavo riparando la ruota mi passano un sacco di randonneur e mi colpisce non tanto il fatto che nessuno si fermi ma del fatto che nessuno mi chieda se ho bisogno di una mano. Mors tua vita mea.
Mi passano due tedeschi ed io mi metto a ruota ma... non ce la faccio; passando di fronte ad uno shop di una pompa di benzina mi fermo a prendere un paio di bottigliette di coca cola sperando che gli zuccheri mi diano una mano. Tutto inutile. Assorto nei miei grigi pensieri sbaglio strada ma per fortuna mi accorgo dell'errore di fronte ad un negozio di biciclette, così vado ad acquistare un paio di camere d'aria, a pensarci bene non so se sia stato un colpo di fortuna dato che il vecchio negoziante me le ha fatte pagare sette euro l'una; un furto legalizzato. E poi si lamentano quando vengono in Italia perché siamo ingiustificabilmente troppo cari. Tutto il mondo è paese.
Il secondo punto di controllo è un'area di servizio di una superstrada, faccio timbrare la mia carta di viaggio, prendo un paio di coca cola e dei panini sperando nel miracolo.
Quando sto per uscire ecco che inizia un acquazzone che poco ha a che vedere con le “deboli precipitazioni” così me ne sto rintanato, bagnato fradicio, in questo autogrill ad aspettare che passi il temporale. La gamba non gira, ha iniziato a piovere fin da subito, ho forato, mi son fatto rubare in tasca per due camere, adesso ci manca pure che rischio di ammalarmi dopo neanche duecento chilometri ed è fatta giornata completa. Riparto con il morale a terra ma cercando di ascoltare quello che mi dicono le gambe, devo solo assecondarle, non devo pensare ad altro.Roßhaupten -terzo controllo-
Mi avvio verso la mia prossima destinazione, una Gasthaus in Roßhaupten. Tra un po' sarà buio,probabilmente arriverò verso le dieci di sera. La prima notte non è mai particolarmente dura, mi aspetto che tra le cinque e le sette, all'albeggiare, soffrirò un po' di sonnolenza ma sarà comunque presto per soffrire il vero sonno. Questo tratto di strada è poco superiore ai cento chilometri, in pianura uso la corona da 50 ma appena la strada inizia a salire sono costretto a buttar giù il 34, non ho forza nelle gambe, non riesco a spingere, mi resta solo il pensiero che ogni pedalata fatta è una pedalata in meno da fare. In questa giornata mi sono accorto che quelle poche persone che riesco a superare improvvisamente mi saltano davanti da stradine secondarie; o ci sono in giro tracciati diversi oppure più di qualcuno sta facendo il furbetto.
Alla Gasthaus prendo un piatto di pasta, una fetta di torta ed una tazza di caffè; di proteine neanche l'ombra così decido di prepararmi una borraccia con le proteine in polvere che ho con me, sperando di trovare qualcosa di più sostanzioso da mettere sotto i denti al prossimo controllo. Mi aspettano quasi 130 km, la tappa più lunga di tutta la randonnee e dovrò pedalarla tutta di notte, forse è meglio così nella speranza che non capitino imprevisti.
Bad Tölz -quarto controllo-
Pedalo nella notte, il file per il gps che mi ha dato l'organizzazione non è perfetto e deve essere interpretato ma per il resto non sbaglio una svolta, sono tranquillo. Dalle parti di Steingaden un ragazzo tedesco che viene dal verso opposto mi sbraita qualcosa in tedesco ma non posso capire quello che mi dice ed io proseguo. Più in là trovo un divieto di accesso con scritte in tedesco, penso a tutti quei divieti simili che in passato non ho giustamente osservato; probabilmente di giorno ci saranno dei lavori in corso. Trovo un altro divieto e mi ritrovo su una strada bianca, niente paura proseguire sulla strada bianca non è problema, ma ad un tratto quello che mi si para davanti è un problema, un problema vero. Dovrei attraversare un canale d'acqua camminando su due tronchi umidi portandomi appresso la bicicletta con tutti i suoi gadgets, robetta da quindici chili e più.
Arriva anche un ragazzo giapponese che a Osterdorf, all'arrivo, ha preparato la sua branda affianco alla mia. Per me è troppo pericoloso, non mi va di rischiare; consulto le mappe elettroniche del mio navigatore satellitare, devo tornare indietro di qualche chilometro (ecco cosa diceva il tedesco!!) e fare una deviazione un po' più lunga del percorso originario. Ok: “in Garmin I trust”. Il Giapponese
farà le sue scelte io vado per la mia strada, ci rincontreremo dopo qualche ora quando mi svernicerà in salita. Attraverso un paio di stradine bianche in buono stato, o meglio, tali mi sembravano fintanto che non mi ritrovo con la gomma a terra. Brutta nottata. Ho con me le due camere acquistate in giornata dall'usuraio del bike shop e decido di cambiare anche il copertone con uno a mezzo servizio ma ancora in buono stato. Non capisco perché mi sono presentato ad una randonnee da quasi 1300 km con le stesse gomme che avevo alla LEL: sono un barbone! Si dice che del maiale non si butta via niente ma a volte sarebbe meglio farlo, mi servirà di lezione per il futuro.
Con una sola camera in tasca, e mi tocco, riprendo la marcia verso Bad Tölz. Il navigatore mi porta sulla retta via. L'ho comprato nuovo dopo la LEL, quello vecchio ho dovuto portarlo a riparare. La commessa mi ha detto che i navigatori satellitari sono stati progettati per essere utilizzati anche in condizioni di pioggia; ovviamente ho avuto il buon gusto di ometterle il fatto che sotto la pioggia c'era rimasto per quattro giorni. Troppe spiegazioni da dare, troppo complicato. Spero che me lo sostituiscano in garanzia ma nel frattempo ho dovuto mettere mano al portafoglio, sarò anche un barbone ma non un incosciente.
Costeggio un lago di piccole dimensioni su una ciclabile molto ben tenuta, penso che di giorno sarebbe stato un bello spettacolo. Si avvicina l'alba ma si avvicina anche il punto di controllo, cerco di non lasciarmi sopraffare dal sonno, eventualmente potrei dormire un'oretta là, a Bad Tölz.
Arrivo al punto di controllo che altro non è che il solito shop di una pompa di benzina; mi do una rinfrescata alla toilette, mi faccio timbrare come da rito la carta di viaggio, prendo un paio di panini che non gradirò ed una coca. Mi dirigo in direzione del dormitorio, che altro non è che una sorta di garage al cui interno è stato installato un impianto per il lavaggio delle automobili, ma desisto dal mio proposito di schiacciare un pisolino. Le brande sono tutte sporche di fango, evidentemente qualcuno questa notte deve aver assaggiato il letto del canale. Osservo ancora lo stato delle brande e penso che in fin dei conti non avevo programmato di dormire così mi convinco a proseguire, nel caso ce ne fosse ancora bisogno. Inforco la bici e la mia attenzione si rivolge ai prossimi 114 km.
Unterwössen -quinto controllo-
Dopo pochi chilometri la strada mi porta a lambire un laghetto incredibilmente fermo, a tal punto che ci si potrebbe specchiare; è il Tegernsee. Nulla a che vedere con il nostro Garda ma l'ambientazione tra le montagne alpine mi fa respirare aria di casa.
Più o meno a metà tappa mentre sto cercando di scalare una delle salite più lunghe dell'intera randonnee vengo risverniciato dai soliti tedeschi; si erano fermati a riposare al punto di controllo precedente. Uno di loro mi si affianca, ha voglia di chiacchierare con me in inglese ed è impaziente di sapere se è vero che due settimane fa ero alla LEL. Annuisco ed intuisco che in giro ci deve essere un italiano presuntuoso ed intuisco pure che il tale dovrei essere io. Non mi piace l'idea che in giro si parli di me, ma non ci posso fare niente. Sono in ballo e non mi resta che ballare.Il Tedesco mi saluta e se ne va.
Ripenso alla LEL e giungo alla conclusione che devo aver dimenticato le mie gambe al Forest Lodge Motel, non mi resta che sperare che qualcuno le ritrovi e me le mandi per posta.
Dopo più di 400 km comincio a tirare le prime somme, a riflettere su quello che mi aspetta e su come affrontarlo nel modo migliore. E' la prima volta che mi trovo ad affrontare una randonnee così importante con le gambe in questo stato. Non mi era mai successo prima, anzi; spesso e volentieri in passato le mie gambe avevano sopperito ad inesperienza ed a tanti piccoli errori che avrebbero potuto farmi cedere. Le mie gambe mi sono sempre state amiche. Questa volta è impensabile sperare che le cose si sistemino pedalandoci sopra, non dovrò illudermi. Spero che la sorte mi abbia dato ugualmente delle altre buone carte da giocarmi. Dovrò fare molta attenzione alle mie mosse.
Giungo al quinto controllo nel momento in cui i miei amici tedeschi stanno partendo.
Sono ospite della famiglia Beyreuther Hochgernweg, per otto euro posso mangiare tutto quello che voglio, prendo un piatto di pasta, una tazza di caffè ed una fetta di torta. Ce ne sono molte e sembrano tutte ottime ma scelgo quella che mi sembra più appetitosa. Di carne o formaggio neanche l'ombra. Tutto è indiscutibilmente squisito ma mi piacerebbe trovare qualcosa di diverso dal solito ”international cyclist lunch” o del peggior “junk food” presente alle pompe di benzina.
Prima di ripartire una ragazza lì presente, presumo fosse la figlia del padrone di casa, mi chiede se per il viaggio voglio prendere delle banane. Declino la cortesia, conoscendo il mio stomaco le avrei digerite dopo il mio arrivo a Osterdorf, sempre dato per concesso che riuscirò ad arrivarci.
Banane, se c'è una cosa che nelle granfondo non manca mai sono proprio le banane; tutte le settimane quando vado a fare la spesa nel mio supermercato di fiducia le acquisto sempre, mi piacciono, le adoro, ma in bici proprio non riesco proprio a digerirle. Non ho ancora ben capito se sia un falso mito di noi ciclisti oppure no.
Sono pronto per ripartire e si rimette a piovere, la pioggia è sempre una costante.
Ho nostalgia dei bei tempi in cui le previsioni meteo le facevano i meteorologi.
Wagging am See -sesto controllo-
Finalmente si vede il giro di boa, o meglio, il 586esimo chilometro ma per molti motivi è il punto di controllo più importante dell'intera randonnee. Mi aspetta il bag-drop. Mi aspetta una doccia calda,un buon pasto e un riposino ristoratore. Il percorso non si presenta particolarmente impegnativo, si tratta di una settantina di chilometri con due belle salite e altrettante discese da pedalare. Nei pressi di Ruhpolding riprendo i miei amici tedeschi che si sono fermati in un ristorante per rifocillarsi.
Non posso negare che mi piacerebbe fermarmi ma sprecherei troppo tempo. Lo so che può sembrare una scusa poco attendibile ma ho promesso ad Elena (la mia ragazza) che saremmo stati insieme venerdì pomeriggio, prefestivo dell'Assunta. Non sarebbe affatto difficile mantenere la parola data in condizioni normali, purtroppo per me, le mie gambe non mi aiutano molto ed io sono costretto a colmare il gap in altri modi.
Alle mie spalle ci sono delle nuvole nere, belle cariche, fanno davvero impressione; i miei amici mi riprendono e tento inutilmente di stare a ruota. Mi danno (voce del verbo dannare) l'anima per non farmi prendere da quelle nuvole ma vengono inevitabilmente preso a 27,7 km da Wagging am See.
Ad una rotonda istintivamente, a colpo sicuro, mi butto sulla destra e mi infilo sotto la tettoia di un garage, a poca distanza dalla strada principale. Il tempo di mettere su l'abbigliamento per la pioggia quando, guardandomi attorno, mi rendo conto che mi trovo sotto l'unico riparo possibile che si trovi in zona. Rimango un po' basito; come facevo a sapere che c'era un riparo? Non so, è come se sapessi che quello era il posto giusto. Forse sono solo stanco, ma non credo a quello che voglio credere.
La pioggia è incessante e molto forte, sono stato fortunato, si fa fatica a vedere più in là di un palmo di una mano. Dopo una ventina di minuti la pioggia diventa accettabile, saluto e ringrazio la tettoia.
Dopo qualche chilometro mi trovo davanti un bel divieto di accesso; mi tocco, memore della notte appena trascorsa, e vado avanti. Stanno asfaltando un ponte, penso che si siano messi d'accordo per costringermi ad imparare a nuotare, ma la situazione non è grave quanto sembra. In Germania esistono piste ciclabili vere ed una di queste costeggia proprio il ponte in questione. Mi sento fortunato, ma senza molta convinzione. Al punto di controllo devo ricordarmi anche di prendere con me le due camere d'aria che ho messo nella borsa, ne ho una soltanto con me e se dovesse succedere di forare durante la notte il buio complicherebbe ulteriormente le cose, succede anche per quelle più banali. Costeggio il laghetto Wagginger See, finalmente sono prossimo alla mia destinazione. Sono ospite all'interno di un impianto sportivo, parcheggio la mia inseparabile compagnia d'avventura,timbro rituale sulla carta di viaggio e mi fiondo a recuperare la mia borsa. Una doccia bollente era proprio quello che ci voleva; in questa prima parte di viaggio non ho neanche utilizzato il cambio d'emergenza che avevo con me così lascio il secondo cambio nella borsa, se ne tornerà ad Osterdorf ancora pulito. Il pasto non mi sorprende, piatto di pasta, un po' di insalata ed una fetta ditorta; sono stanco meglio andare a dormire senza perdere ulteriormente tempo. Punto il timer del cellulare sul due; 2h a disposizione per dormire sopra un materassino all'interno di una palestra. Il cellulare non suonerà mai, dopo un'ora sono già sveglio. Inutile cercare di riprendere sonno; con gli occhi gonfi decido che è ora di prepararsi per ripartire. Stavo dimenticando le due camere, anzi, non è che mi
stavo dimenticando, le ho proprio dimenticate; a Osterdorf sul sedile passeggero della mia automobile!!
Ovviamente, nonostante l'impegno profuso, non trovo nessuno a cui dare la colpa se non al mio cervello bacato. Dovrò viaggiare tutta la notte con solo una camera di scorta, dovrò viaggiare nel buio con il terrore di forare.
Landau an der Isar -settimo controllo-
Dista a 111 km dal punto di controllo; durante la notte per qualche chilometro entrerò in Austria tra Tittmoning e Burghausen per poco più di una quindicina di chilometri.
In terra Austriaca noto un randonneur che chiede informazioni lungo la strada; io seguo la mia rotta,il navigatore satellitare mi fa da guida ed il road-book, che consulto di tanto in tanto per sicurezza, è in bella vista sul manubrio. La sera prima della partenza mi sono studiato il road-book e le cartine stradali che ho con me, nessuno mi ha aiutato ed io non ho intenzione di aiutare nessuno, non di proposito. E' la vita, non volermene. Il Tedesco per un po' fa il fagiano, mi sta dietro ad un decina di metri per qualche chilometro, poi se ne va.
In Austria scopro un paese splendido; Ach. Mi ricorda Pitigliano, scoperto durante la 1001 miglia del 2008, ma al suo interno sembra la Riccione delle Alpi; negozi, pizzerie, ristoranti e gelaterie.
Forse è colpa della notte che amplifica le emozioni tanto quanto il bello ed il brutto di ogni luogo o forse no. Mi prometto che mi informerò su questo paesino così affascinante. E' notte, la seconda, e la stanchezza comincia a farsi sentire per tutti. Nei pressi di Neuötting noto dei randoneur che, presi dalla frenesia, corrono a destra e a manca, si fermano, guardano il road-book, cercano le scritte nelle vie, poi tornano indietro per poi riprendere la strada. La stanchezza, la frenesia e poi il panico; cerco di non farmi contagiare; mi affido a Mister Garmin Edge 705. Ormai ho fatto parecchia esperienza,intesa come la somma degli errori fatti in passato, con questo giocattolino tecnologico e sono molti di più i vantaggi che gli svantaggi; a cominciare dal tempo guadagnato e dalle tante pause eliminate per cercare la strada giusta. Confesso che a volte devo interpretare il file ma non in questo caso;destra, sinistra, esci di qua ed entra di là; in quattro e quattro otto mi trovo sulla strada che mi porterà dritto a Landau, la bussola è fissa verso il nord. La strada è tutto un saliscendi e mi ritrovo a pedalare a tutta in discesa per sfruttare lo slancio sulla salita successiva; mi sento ridicolo ma bisogna fare di necessità virtù, soprattutto se non mi vede nessuno!
Durante la notte nella campagna bavarese la cosa che più mi sorprende è la grande quantità di gatti,non so se siano randagi o domestici ma ne ho incontrati almeno una trentina. Ci sono solo loro ed il muggito di qualche vacca proveniente dalle stalle che trovo sulla strada. Fortunatamente la notte è asciutta e non ho avuto problemi di forature. A Landau e buio pesto quando arrivo. Lascio una mancia alla signora che mi timbra la carta di viaggio, mangio un paio di panini e l'ennesima fetta di torta; per la gioia della mia glicemia. A Waging am See ho dormito un'oretta, non vorrei dormire ma mi rendo conto che riposare un po' prima dell'alba potrebbe farmi bene. Dopo un'ora si riparte, l'alba del terzo giorno è alla porte.
Willmering -ottavo controllo-
Devo raggiungere il mio 781esimo chilometro tra 85 km.
Faccio un po' fatica a riprendere il mio lento ritmo di pedalata, nei pressi di Ainbrach attraverso il Danubio, penso che sia più lento di me, e molto probabilmente lo è.Decido di fermarmi per fare colazione in una pasticceria lungo la strada. Il locale dove sono esposte i dolci è nuovo e molto ben tenuto, tutto a gestione familiare. Mi prendo un normalissimo bombolone alla marmellata e una classica pasta danese con quel pezzetto di albicocca nel centro.
Prendo anche una tazza di caffè, che nulla ha che vedere con il nostro espresso ma è pur sempre caffeina, ed un paio di coca cola che verso nelle borracce. Le bottigliette di plastica se vengono restituite al negoziante, questo ti restituisce una quindicina di centesimi di euro; come una volta succedeva in Italia per le bottiglie di vetro o come ho visto qualche anno fa in Danimarca per le bottigliette della birra. Il risultato è che le bottigliette di plastica sono ben più robuste di quelle che siamo abituati a vedere e soprattutto non se ne trovano buttate in giro.
Il bagno nell'insulina a cui mi sono appena prestato non è esente da conseguenze, l'acidità distomaco che mi ritrovo è quanto di più fastidioso in bicicletta; la marmellata di mirtilli era arricchita con cristalli di zucchero molto ben evidenti. Faccio la mia solita critica ai carboidrati e per completare l'opera butto giù un po' di coca cola nel tentativo di “sturare il lavandino”. Non dovrei dirlo ma ogni buca è a rischio rigurgito; le salite cominciano ad essere più lunghe e con pendenze inferiori e mi trovo a mio agio. Lungo il tragitto noto una casa con due pupazzi, fatti con delle grosse balle di fieno, sembrano un uomo ed una donna vestiti per il loro matrimonio; in quella casa qualcuno si deve essere sposato, penso. I pupazzi mi fanno sorridere sui nostri preconcetti di seriosità del popolo tedesco. Ne vedrò altri lungo il tragitto, al quanto fantasiosi, perfino un trattore con un uomo sopra; di dimensioni mastodontiche.
Il mio prossimo punto di controllo è vicino; attraverso un paio di grosse cittadine ricche di ristoranti, fast food e pizzerie. Sono tentato di fermarmi ma il timbro sulla mia carta di viaggio è più importante; poi avrò modo di mangiare alla fine di questa tappa, penso erroneamente. Il punto di controllo si trova nei pressi di un campo sportivo in aperta campagna, dopo il rito della timbratura mi guardo attorno ma da mangiare non c'è nulla e mi guardo bene dal chiedere qualcosa, non vorrei che mi preparassero qualcosa che potrebbe togliermi la voglia di mangiare. In bagno il solito rito della pomata sul sedere o soprassella come qualcuno si ostina a chiamarlo, portando in errore chi,inesperto, poi davvero mette la crema sopra la sella facendo la felicità degli spettatori. A volte non capisco perché non si debbano chiamare le cose con il loro nome, non capisco cosa ci sia di sbagliato. Siamo talmente ovattati, talmente ricercati, così occupati dal complicare le cose più semplici che perdiamo di vista il valore, il significato originale delle cose. Mi do una rinfrescata e poi via da lì senza perdere tempo. Il prossimo controllo non è molto lontano, meno di una settantina di chilometri; chissà dove saranno i miei amici tedeschi.
Vohenstrauß -nono controllo-
Carico sul navigatore la strada che mi porterà a Vohenstrauß e subito capisco che ho sbagliato a
lasciarmi alle spalle quel ben di dio di ristoranti, pizzerie e fast food. Sono nel bel mezzo della
campagna bavarese tra fattorie e animali al pascolo. Dopo una decina di chilometri trovo una
pasticceria ma è troppo tardi per fare colazione e troppo presto per il pranzo, mi fermo lo stesso;
devo mangiare. La signora che mi accoglie dietro al suo bancone è indubbiamente una buona
forchetta. Non mi lascio tentare e prendo una pasta dall'aspetto sobrio, un paio di panini con del
formaggio fuso sopra ed una coca nel caso avessi bisogno di digerire.
Non mi fermo, mangerò strada facendo, non voglio perdere inutilmente tempo, ho fretta di arrivare al decimo controllo a Kulmain, ultimo controllo prima della notte, ma prima devo arrivare a Vohenstrauß; in fretta. Tutto fila liscio, la strada è facile, difficile sbagliare, sono circondato da campi seminati ad orzo; ovviamente si legge orzo ma si scrive birra. Al mio arrivo si sta svolgendo una gara di corsa a piedi, vi partecipano dai ragazzini agli anziani, una mentalità diversa dalla nostra; un approccio diverso al concetto di sport e di attività fisica. Il punto di controllo è ben rifornito; prendo un paio di panini con un po' di formaggio ed una fetta di torta. Saluto, è primo pomeriggio; mi aspettano poco meno di un centinaio di chilometri, entro sera devo essere assolutamente a Kulmain per preparami ad affrontare la mia ultima notte all'aperto.
Kulmain -decimo controllo-
Oggi non ha ancora piovuto, è il primo giorno che passo all'asciutto e la cosa non mi dispiace; con
me ho sempre il cambio di vestiario ma spero tanto di non doverlo usare.
Mentre mi sto avvicinando a Tirschenreuth sento qualcuno che mi chiama, mi volto, sono i miei
amici tedeschi che mi hanno ripreso per l'ennesima volta. Il file dell'organizzazione che ho caricato sul navigatore mi dice di andare dritto mentre loro svoltano a sinistra, mi fermo, voglio vederci chiaro; non mi va di sbagliare strada per solidarietà. Un paio di zoomate sulla mappa elettronica e subito mi convinco che hanno ragione loro, ma solo per il fatto che la stanno accorciando di qualche chilometro! Il road book dice di tagliare a sinistra mentre il file elettronico di prenderla alla larga. In questi casi vale il percorso che mi fa più comodo; quello più corto. In seguito capiterà il caso contrario con il file che indica una strada più corta del road book. Neanche a dirlo prenderò la strada consigliata da sua eccellenza garmin, in fin dei conti viaggio con navigatore satellitare e road book insieme; c'è gente che sta a ruota per tutta la randonnee senza sapere dove si trova e dove sta andando; se mi sbatto tanto mi convinco che sia giusto fare la sacrosanta strada più comoda. La salita che porta a Kulmain non finisce più, la pendenza non è eccessiva ma la strada è quasi sempre dritta e lunga una decina di chilometri, ma mi sembrano infiniti.
Il punto di controllo è nei pressi di un campo da calcio; mangio una zuppa con un paio di fette di
pane ed una salsiccia. Con tutto l'orzo visto oggi prendo anche una birra. E' ancora presto per
festeggiare ma mancano poco più di trecento chilometri all'arrivo e sono consapevole che per
fermarmi mi devono sparare alle gambe; non è presunzione ma consapevolezza. Chiacchiero un po' con gli amici tedeschi, loro vorrebbero fermarsi per riposare, io no; voglio dormire domani una volta che sarò giunto all'arrivo. In tre giorni ho dormito due ore, forse dovrei dormire ma non voglio mancare di parola alla mia ragazza; e poi per tenere questo gruppetto devo pur inventarmi qualcosa.
La sorte non mi ha dato delle buone carte da giocarmi, quelle che ho tra le mani voglio giocarmele bene. Mi sto preparando per partire; ultima notte e poi è fatta, penso, loro stanno ancora discutendo su cosa fare. Io vado, “see you later”.
Thurnau -undicesimo controllo-
Dopo qualche chilometro comincia a piovigginare, poi smette e ancora ricomincia. Mi fermo nella
saletta d'ingresso di un bancomat, tento di riposare un po' ma non riesco a prendere sonno. Decido di ripartire nonostante la pioggia leggera. E' buio pesto, mi trovo in mezzo alle montagne da solo, il tempo sembra si stia stabilizzando al meglio. All'improvviso sento delle gocce di pioggia che mi pizzicano le mani, stranamente i miei occhiali sono ancora puliti e l'asfalto sembra asciutto. Mi guardo le mani; sto indossando i guanti! Non mi era mai successo prima d'ora di percepire così chiaramente un qualcosa di così fisico ma assolutamente inesistente, il mio cervello comincia a
darmi segni preoccupanti di stanchezza. Di lì a qualche chilometro vedrò il cielo aprirsi ma per
buttarmi giù una bella secchiata di pioggia, questa si che la sento tutta, da entrarmi nelle ossa.
Aumento la mia cadenza di pedalata; sono terribilmente tentato di fermarmi all'interno di uno dei numerosi garages lasciati spalancati dai proprietari ma per esperienza so che, se mi fermerò,
prenderò freddo e non mi sembra il caso di rischiare di ammalarmi proprio adesso. Nonostante il
tempo trascorso da quella notte non sono ancora riuscito a capire se quei garages fossero stati
lasciati aperti apposta per noi randonneur di passaggio oppure no. In quel frangente, ed ancora oggi, mi fa piacere pensare che fossero stati lasciati aperti per noi; una gentilezza per noi randagi di passaggio. Forse la mia è una interpretazione alquanto fantasiosa ma mi fa piacere pensare così. La pioggia scende forte, è gelida ed ogni goccia sembra un pizzicotto sulla pelle. Una ventina di chilometri “in umido” e giungo al punto di controllo che altro non è che l'ennesima pompa di
benzina. Dopo la timbratura di rito decido di giocarmi il mio jolly; una doccia bollente ed un
cambio di vestiario asciutto che ho tenuto in serbo per tutta la randonnee all'interno di due buste di plastica; il momento è giunto! Mangio qualcosa di quello che riesco a trovare nel negozietto del
distributore, con buona pace per il mio palato. E' notte fonda e riparto senza indugiare, sono a 230 chilometri da Osterdorf. Kempes -dodicesimo controllo-
Dodicesimo ed ultimo controllo.
Il meteo è ancora instabile ma la pioggia è più che sopportabile, nel centro di Thurnau scorgo i miei amici tedeschi che stanno dormendo in una stanza del bancomat. Non mi sfiora l'idea di fermarmi, anzi. Sono stanco, ho riposato un paio d'ore dal giorno della partenza, le gambe girano solo per inerzia ma va bene così; probabilmente sono stanco anche solo per pensare di lamentami. Al sopraggiungere dell'alba, improvvisamente, sento la bicicletta che sobbalza e sbanda, la riprendo ed una scarica di adrenalina mi attraversa lungo la spina dorsale. Mi stavo addormentando in bicicletta, pedalando; è arrivato il momento di riposare, sono sufficientemente lucido per capire che non posso spingermi oltre. Al primo paesino che incontro sulla strada trovo un riparo all'interno di una tettoia per la fermata dell'autobus. In giro non c'è anima viva, tiro fuori dalla borsa posteriore il telo di sopravvivenza e mi sdraio sulla panchina. Dopo un'ora di riposo il cellulare, senza pietà, mi dice che è arrivato il momento di ripartire. La strada si è asciugata un bel po'; tutto mi porta a pensare che il peggio sia passato quando davanti a me mi si presenta un muro nero oltre il quale non si vede niente.
L'unica cosa a cui riesco ad aggrapparmi è che mancano meno di 200 chilometri all'arrivo e non
posso fermarmi, non ora. Entro nel “muro nero”; quaranta chilometri di pioggia forte, incessante e gelida con forti raffiche di vento. Ho cercato di pedalare più forte possibile per non raffreddarmi per quaranta interminabili chilometri, poi finalmente il sole. Non lo dimenticherò mai.
Gli ultimi chilometri che mi separano dal mio prossimo punto di controllo, ennesimo distributore di benzina, sono piacevoli e soprattutto asciutti. Nel frattempo i miei amici tedeschi mi riprendono.
Uno di loro vuole fare due chiacchiere e tra una cosa e l'altra mi racconta che sono riusciti a dormire solo una decina d'ore dal giorno della partenza e sono parecchio stanchi. Mi faccio due conti in testa; considerando che ho dormito tre ore, avrei sette ore di ritardo, devo proprio essere messo male. Hanno un altro passo rispetto al mio e preferisco lasciarli andare, li riprenderò a due chilometri dal prossimo controllo mentre staranno allegramente pranzando. Ho parecchia fame ma il pensiero di dover mangiare i soliti snack preconfezionati mi fa nauseare, svolto sulla sinistra e mi ritrovo seduto in un fast-food; se devo farmi del male tanto vale farlo alla grande!! Ho preso il menù più large possibile; patatine con una mangiata di bustine di maionese e ketchup , coca cola, una dozzina di chicken nuggets, ed un triple whopper ovvero un panino con tre svizzere. Una gran porcata di pranzo che ricordo e ricorderò con molto affetto.
Giungo all'ultimo controllo con lo stomaco pieno e il morale alto mentre mi appresto a ricevere
l'ultimo timbro sulla mia carta di viaggio. Non soddisfatto, prima di inforcare la mia bicicletta, ho
ancora un po' di tempo per gustarmi un gelato, per la cronaca un cono all'amarena.
Osterdorf -Arrivo-
Gli ultimi 120 Km all'arrivo. Sono stanco sfinito ma ormai possono iniziare a suonare le trombe ed a preparare le danze. Devo solamente mettere un piede davanti all'altro, non devo pensare ad altro, ho tutto il tempo che mi serve per arrivare entro sera.
Mentalmente sono pronto ed il pensiero di dovermi trascinare ancora per un bel po' non mi disturba, ma i regali arrivano sempre inaspettati e ben accetti. Non so e non saprò mai cosa c'era nella carne che ho mangiato in quel fast-food ma sento una forte energia che mi entra nelle vene e sfocia nei miei muscoli. Comincio a spingere sui pedali senza sentire fatica, sempre più forte. Mi sento quello di un paio di settimane fa alla L.E.L.; sono felice come un bambino a cui hanno restituito il suo giocattolo preferito, una sensazione bellissima. Pedalo sempre più forte che posso ed accarezzo l'idea che forse potrei riprendere i miei amici di Germania. E così è. Li vedo in fondo ad una discesa, li riprendo, mi sembrano molto provati, saluto e passo oltre. Dopo una ventina di chilometri decido di aspettarli nel caso avessero bisogno di una mano, mi sembra egoistico andarmene da solo all'arrivo per i fatti miei, un po' di compagnia non dovrebbe guastare e così rallento. Ogni tanto mi giro in dietro per vedere se arrivano ed un bel momento li vedo; sono in sette-otto e si danno cambi regolari per venirmi a prendere. Non so cosa mi sia successo in quel momento, forse la stanchezza o forse l'orgoglio e il mio egoismo personale, fatto sta che vederli collaborare in quel modo mentre io ero lì ad aspettarli mi ha innervosito in modo spropositato. Ho maledetto il mio buonismo; non mi hanno mai aspettato, non mi hanno neanche chiesto se avevo bisogno di aiuto quando avevo forato ed ero in difficoltà; “cosa mi prende certe volte?”.
Aspetto che mi arrivino a ruota. Li faccio rifiatare un po' e appena arriva la prima salitella; ”tactac” butto giù due denti dal pacco pignoni, mi alzo sui pedali, saluto senza voltarmi, mai.
Cattivo.
Gli ultimi chilometri diventano una mia personale cronometro fino ad Osterdorf, dove arrivo a
metà pomeriggio, in anticipo di un paio d'ore rispetto a quello che avevo preventivato.
Mi ritrovo così esattamente dov'ero 79 ore fa. Saluto e abbraccio tutti.
Con calma disbrigo le solite formalità per il controllo del foglio di viaggio con tutti i miei timbri in
ordine e immediatamente dopo mi fiondo dentro ad una doccia bollente. E' proprio vero che si
apprezzano i piccoli piaceri quotidiani solamente dopo avervi rinunciato per un breve periodo di
tempo. Metto qualcosa sotto i denti e poi andrò a riposarmi prima del viaggio di ritorno; in
automobile!
A mezzanotte la sveglia chiama, mi aspetta il viaggio di ritorno.
Con qualche riposino ogni 300-400 chilometri durante la notte; alle ore 12.00 di Venerdì 14 Agosto
sono a casa. Missione compiuta.

“non so se qualche saggio nel passato l'abbia mai
detto o pensato (nel qual caso me ne approprio
per eventuali diritti d'autore) ma voglio scriverlo
per ricordarmelo in futuro che, mai in passato
come in questa randonnee, ho inteso che più il
viaggio è difficile per il corpo e più è profonda la
purificazione per l'anima.”

*Homologationsnumbers: per alcune randonnee sopra i 1000 km l'organizzazione può richiedere
che il partecipante nei sei mesi precedenti porti a termine almeno un brevetto per ogni distanza da 200, 300, 400 e 600 km tra quelli riconosciuti dall' ACP (Audax Club Parisien http://www.audaxclub- parisien.com ). Al conseguimento di ogni brevetto ACP vengono rilasciati dei numeri di omologazione che devono essere dati all'organizzatore per essere verificati. Questo sistema un po' macchinoso serve per evitare che qualche sprovveduto metta a repentaglio la propria vita e crei non pochi problemi all'organizzazione.
**Bag-Drop: da regolamento ho la possibilità di mettere una borsa in certo punto del percorso,
potrebbe essere ad un controllo a nostra scelta o in un punto deciso dall'organizzatore come in
questo caso oppure in diversi punti qualora fosse possibile, il tutto in cambio di una cifra modesta.
E' strategicamente importante sapere a che punto del viaggio troverò dell'abbigliamento pulito, dopo aver fatto una bella doccia. In questa borsa posso anche metterci delle batterie di ricambio, degli integratori, delle camere d'aria o quello posso ritenere potrebbe essermi utile nel proseguo. La borsa mi verrà poi restituita alla fine della randonnee.
***Road-book: può essere un insieme di fogli o un libricino dove sono scritte le indicazioni
stradali. Gira a destra, sinistra, allo stop segui la tal strada di direzione di, e via discorrendo, dalla partenza all'arrivo.

Commenti

Anonimo ha detto…
Certo che, per arrivare a tanto, ci vuole una preparazione fisica e mentale ai massimi livelli. Bravo Mauro.
Piace
Fabiozen ha detto…
Bravo Mauro, due rando così una vicina all' altra! A casa Beyreuther a Unterwossen sono stato anche io, l' anno scorso, era l' organizzatore del brevetto da 600km che ho fatto, una persona splendida (e tra l' altro ho cenato a casa sua senza spendere nulla in più). Con me quella volta però erano stati tutti molto gentili, anche i randagi tedeschi, ci si aspettava sempre tutti e si viaggiava insieme. Probabilmente avrai solo trovato randagi più antipatici (che ci sono anche da noi!) Ciao

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